Carlo Mazzone si è portato via il pallone.

Quello a scacchi bianco e nero. Si è portato via la sostanza a dispetto della forma, lo zuccotto di lana lasciandoci il doppiopetto. Si è portato via il fango sugli scarpini costringendoci ad accontentarci di quelli di plastica colorati, ha portato con sé le dichiarazioni dirette abbandonandoci ai giri di parola.

Si è portato via le urla consegnandoci all’apatia, le esultanze sentite invece di quelle costruite.

Carlo Mazzone si è portato via il calcio degli uomini inchiodandoci a quello degli influencer. Questo calcio senza sangue nelle vene che ha fatto a pezzi Mourinho per aver protestato contro un arbitro dimenticandosi quanta vita e quanto temperamento c’erano nella corsa di Mazzone contro i tifosi dell’Atalanta.

Immaginate cosa direbbero oggi.

Carlo Mazzone, soprattutto, è stato un uomo di calcio che ha attraversato più epoche senza lasciare niente al caso. Come quel pomeriggio di novembre del 1994 quando, dopo aver schiacciato la lazio, corse a far festa con la sua gente.

Un Romanista dai Romanisti.

Continueremo a volerti bene Carle’. (Roma club Trentino a/A)

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